28 Marzo 2024

Emmanuel Graba:
“Vi racconto il mio Camerun durante la pandemia”

Quando si parla della pandemia da Covid-19 in Camerun i dati, oltre che lacunosi, appaiono di difficile controllo. Dunque, da considerare con attenzione e disincanto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a inizio agosto, parlava di oltre 82mila casi confermati, di circa 44mila attualmente positivi, di oltre 1300 morti e di quasi 350mila dosi di vaccino. C’è peraltro una forte spinta da parte delle autorità, rilanciata dai media locali, affinché le attività riprendano normalmente.

Ecco la testimonianza di Emmanuel Graba, TSO prima a Dschang, e ora a Garoua, nel nord del Paese, stretto collaboratore di AMOA, 

“Non ho dati che si possano considerare davvero reali per il Camerun. Va sottolineato che l’impatto di questa pandemia è considerevole su tutti i campi di attività e in particolare su quelli del settore sanitario. In particolare, ho avuto molti disagi quando si trattava di svolgere attività di cura degli occhi sia al centro di Garoua nel Nord del Camerun che nelle campagne nei villaggi remoti. Inizialmente, a marzo dell’anno scorso, abbiamo interrotto tutti i servizi per dedicarci alla sensibilizzazione delle popolazioni alla prevenzione e all’applicazione di misure di distanziamento attraverso appelli alla radio, nei luoghi pubblici e nelle agenzie di trasporto. Abbiamo praticato la distribuzione di volantini e l’affissione di manifesti, poi le attività sono riprese timidamente dopo la fine del confinamento totale della popolazione”.

“Noi stessi, in quanto caregiver – prosegue Graba – avevamo molto timore durante il lavoro perché la nostra postura di cura ci impone di essere vicini ai pazienti e siamo stati spesso costretti a ridurre sia le visite che la raccolta fondi diretta alle cure degli occhi. L’assistenza a contatto diretto, per non parlare degli interventi chirurgici, è stata molto limitata. Anche la paura di essere contagiati era molto accentuata dalla mancanza di test di screening dei pazienti prima del ricovero nei centri di cura. Purtroppo abbiamo assistito prima al rifiuto e al mancato rispetto delle misure di distanziamento da parte dei pazienti; più recentemente, con l’arrivo dei vaccini, anche al rifiuto da parte di un buon numero della popolazione a farsi vaccinare. A tutto ciò si aggiungono la mancanza o la scarsità di dispositivi di protezione individuale come mascherine, visiere, tute e gel disinfettante. Da allora abbiamo osservato una riluttanza nei pazienti a utilizzare i servizi di assistenza oculistica perché hanno paura di essere infettati e morire”.

Prosegue Graba. “Come impatto diretto sulle prestazioni dei servizi abbiamo una riduzione del numero di visite che si avvicina al 60%, del 70% per la chirurgia, del 75% degli esami richiesti. La popolazione, in perenne psicosi, impaurita e confinata, è stata economicamente colpita; tanti sono inattivi e spesso scoraggiati dal venire al centro oculistico per mancanza di denaro. Molte persone in Africa hanno adottato l’uso della farmacopea tradizionale e dell’erboristeria a scapito della medicina convenzionale; abbiamo molti pazienti che in questo periodo usano pozioni e preparati di ogni genere per i loro occhi e conseguentemente hanno perso la vista. Prima della pandemia, oltre alle attività che stavamo svolgendo, avevamo fatto campagne di chirurgia con i nostri amici di AMOA e altre associazioni. Ora è tutto fermo. Queste campagne sono da sempre state anche per noi occasioni di formazione continua, di riqualificazione e anche di scambio di esperienze. Senza dimenticare la gestione di casi complicati con la collaborazione dei nostri tutor. Anche l’accesso ai materiali di consumo medici e chirurgici (colliri, protesi, etc.) importati dalla Cina e dall’India è risultato molto difficile a causa della chiusura delle frontiere; Nonostante il calo generale delle presenze presso le nostre strutture sanitarie, abbiamo comunque osservato che, a differenza delle cliniche oculistiche di ospedali pubblici e privati, i centri oculistici di beneficenza come il nostro e le strutture religiose come l’Hopital St Vincent de Paul di Dschang sono i più richiesti dai pazienti , poiché i servizi sono quasi gratuiti. Nelle ultime settimane abbiamo notato un totale allentamento dell’applicazione delle misure di distanziamento negli ambienti pubblici, del lavaggio delle mani e del desiderio di vaccinazione; la nostra preghiera in questo momento è che questa pandemia svanisca, che i vaccinati siano veramente immuni a tutte le varianti affinché le nostre attività riprendano come e meglio di prima. Ancora una volta grazie ad AMOA per il supporto multiforme per la lotta alla cecità in Africa e in Camerun in particolare”.

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