29 Aprile 2024

“Puoi anche tu”, le storie
dei nostri volontari: Marzia Cappuccini – Medico Oculista

Settima puntata di “Puoi anche tu”: la testimonianza diretta, il racconto di soci, amici, volontari protagonisti in questi anni dell’attività dell’Associazione. E’ la volta di Marzia Capuccini, Medico Oculista. 

Lo Zimbabwe è l’ex Rhodesia, colonia britannica dalla fiorente agricoltura di cui i proprietari terrieri, bianchi, avevano dichiarato l’indipendenza nel 1965, per poi conservare il controllo del Paese contro la maggioranza nera. I bianchi rhodesiani speravano di resistere al movimento di decolonizzazione, utilizzandolo per trarne profitto. La comunità internazionale non riconobbe mai la sovranità di questo nuovo stato e l’ONU applicò diverse sanzioni economiche.

La controversa storia dello Zimbabwe

Il capofila degli indipendentisti, Robert Mugabe, riuscì a negoziare con i bianchi più realisti promettendo una piena cittadinanza per tutti in cambio di una transizione pacifica. Era il 1980. Fu l’anno in cui venne riconosciuta l’indipendenza del Paese dalla comunità internazionale e si tennero le prime votazioni a suffragio universale: Robert Mugabe divenne il capo del governo, mentre Canaan Banana il capo di Stato.

Nello stesso anno lo Zimbabwe assunse il nome attuale. Robert Mugabe accentrò progressivamente il potere nelle mani del suo clan, estromettendo gli Ndebele dalla scena politica e successivamente i bianchi, espropriandoli dalle loro terre e costringendo buona parte di questi alla fuga. 

L’esperienza al governo di Mugabe si trasformò progressivamente in un regime, facendo precipitare il Paese in una crisi economica gravissima. La penuria alimentare, una devastante epidemia di AIDS, la disoccupazione all’80%, la malaria e un’inflazione galoppante (arrivata al 160.000%) avevano ridotto in ginocchio quello che era “il granaio dell’Africa”.

La mia prima missione con AMOA

La mia prima missione con AMOA fu proprio in Zimbabwe, nell’agosto del 2007, insieme ai colleghi Giovanna Possati, Massimo Di Maita, Alessandro Sala. Un battesimo di fuoco. Ci trovammo catapultati in una realtà inimmaginabile: supermercati desolatamente vuoti, dove scarseggiava persino il pane, per non parlare di carne e acqua minerale. Alla missione di All Soul, di cui allora era direttrice la dottoressa Pesaresi, mancavano acqua ed elettricità. Per lavarci si doveva raccogliere l’acqua nelle poche ore in cui era disponibile e mettere le sacche a riscaldare al sole. Ma noi eravamo comunque privilegiati. Potevamo fare la spesa al mercato di Mutoko dove, con svariati milioni di dollari locali, si potevano comprare ben poche cose: 1 kg di patate con 3.000.000 di dollari. Un litro di olio con 50.000.000 milioni di dollari. Le persone che afferivano all’ambulatorio, poverissime, facevano molti chilometri a piedi per sottoporsi alla visita oculistica e dormivano all’aperto, intorno agli edifici dell’ospedale. Molti di loro sembravano vecchi, anche se per la maggior parte non lo erano: le aspettative di vita in Zimbabwe era tra le più basse al mondo (34 anni per le donne e 43 per gli uomini).

La cosa che mi impressionò di più era che, in mezzo a questo “inferno”, la gente comune era apparentemente serena, rassegnata, ma sempre sorridente. Le giovani allieve della scuola per infermiere tutte le mattine ci svegliavano con le loro canzoni e la sera ci arrivava il suono delle loro risate, mentre si riunivano davanti al fuoco per cucinare. Solamente nel 2017 il regime di Mugabe cadde, a causa di un colpo di stato militare. Ma anche l’attuale presidenza rappresenta, probabilmente, una discontinuità più apparente che sostanziale.

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