4 Maggio 2024

Voci dall’Africa:la storia
della piccola Cecile

Per la rubrica “Voci dall’Africa”, dal Camerun ecco la storia della piccola Cecile, raccontata dal Dottor Francesco Martelli, presidente AMOA.

Cecile è una bambina di pressappoco 8 anni, ricoverata presso l’ospedale S. Vincent de Paul per i postumi di un trauma. Zoppica, ha una vistosa cicatrice su una gamba. Varie fasciature. Indossa occhiali scuri. È ricoverata da varie settimane. La troviamo, come spesso succede negli ospedali africani, spesso seduta davanti all’ingresso dell’ospedale a guardare chi passa, per passarsi il tempo. È quasi sempre in compagnia della madre o di una zia. Dopo qualche giorno prende coraggio e mi saluta. La giornata successiva arriva per una visita: cataratta bianca con iridodialisi, verosimilmente post-traumatica, è il responso. Consiglio l’intervento. L’anestesista, però, è già impegnato nell’altra sala operatoria. Antoine, infermiere anestesista, è una persona di buon cuore. Ormai lo conosco da anni, abbiamo già lavorato insieme. Anche grazie alla comprensione di Donald, chirurgo rwandese in forza all’ospedale, riusciamo ad organizzare l’intervento in anestesia generale per il giorno dopo. Di buon mattino Antoine, con due assistenti, porta il necessario presso la nostra sala chirurgica.  Tutta l’équipe di oftalmologia è in sala operatoria per aiutare me ed Antoine con le procedure necessarie all’intervento. Cecile è terrorizzata, piange e trema, stesa immobile, come se fosse in trance. Le tengo la mano, cerco di rassicurarla. In qualche minuto Antoine riesce a sedarla ed anestetizzarla. Iniziamo immediatamente la chirurgia. Operare i bambini non è mai facile. Così come gli occhi traumatizzati. In Africa, lontani dalle comodità ed attrezzature dei nostri ospedali. L’intervento però riesce perfettamente e siamo felici… Ci riposiamo riposo qualche minuto per eliminare la tensione. Continuiamo io ed Emmanuel la seduta chirurgica, abbiamo altri 13 interventi. Nel pomeriggio vado a trovare Cecile in reparto pediatrico, prima di andare a mangiare qualcosa. Dorme ancora… Tutto procede per il meglio. A tre giorni dall’intervento vede già 5\10, la metà di un occhio normale. Mi sorride. Tutte le volte che la incontro, sta sempre con i suoi occhiali da sole vicino all’ingresso dell’ospedale, mi saluta e gioisce. Zoppica ancora, un po’ meno. Forse per l’entusiasmo di vedere la guarigione. E sempre sorride…”.

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