29 Aprile 2024

Camerun: la storia dei Pigmei Baka del Dja, il più antico popolo della foresta

Tra le spedizioni forse meno conosciute di AMOA, sempre attivissima anche in Camerun, ci sono quelle che hanno visto coinvolti, in momenti e circostanze differenti, i medici Francesco Martelli e Gian Luca Laffi. Dalle loro testimonianze ecco una storia certamente inedita.

“Sono indicati comunemente come Pigmei i popoli di cacciatori-raccoglitori che abitano nella foresta del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale, localizzata tra Camerun, Repubblica Centro-Africana, Gabon, Repubblica Popolare del Congo, Repubblica Democratica del Congo, EST Uganda e EST Ruanda.

Vivono in stretto legame con la foresta, che rispettano e venerano, elemento centrale della loro identità culturale. La foresta primaria è composta da alberi ad alto fusto (30-50 metri) che crescono a distanza ravvicinata, così da formare un tetto quasi impenetrabile ai raggi diretti del sole.

La riserva del Dja

È una delle foreste pluviali più grandi e meglio protette dell’Africa, con il 90% della sua superficie rimasta incontaminata. Circondata dal fiume Dja, che ne costituisce il confine naturale, la riserva è notevole soprattutto per la sua biodiversità e per la grandissima varietà di primati che la abitano. Ospita 107 specie di mammiferi, cinque delle quali sono di estinzione. È una riserva della biosfera e dal 1987 è iscritta nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

I Pigmei sono molto probabilmente la popolazione più antica che abbia abitato le foreste equatoriali e tropicali africane. Sui monumenti egiziani del secondo millennio a.C. compaiono notizie scritte nelle quali i Pigmei sono chiamati “Danzatori degli Dei” per la loro grande abilità.

La distinzione tra i Pigmei della foresta ed i loro vicini agricoltori (Bantu) é riconosciuta, sia a livello genetico (tanti studi indicano che 20.000 anni di isolamento hanno portato a ciò), che culturale, ideologico e religioso. Anche se sono stati in contatto con le popolazioni vicine da almeno 500 anni.

I Pigmei Baka

Parlano una lingua Oubanguiana. Sono cacciatori-raccoglitori; gli uomini cacciano e le donne pescano. Il loro stile di vita è in gran parte basato su una profonda conoscenza dell’ambiente (usano delle piante a fini curativi o per la produzione del veleno da usare con le frecce). In alcuni casi praticano modesti scambi commerciali con i popoli vicini.

Sono considerati “nomadi stanziali”: la tribù, composta in genere da 3-10 famiglie, si sposta periodicamente da un accampamento all’altro nella foresta.

Vivono in accampamenti composti da capanne circolari, di un diametro di circa 3-4 metri ed alte circa 1,5-2 metri. L’entrata è volta al centro dell’accampamento. Sono costruite con rami o alberelli conficcati nel terreno ed intrecciati insieme modo fa formare una semi-sfera.

La società pigmea è costituita e basata solo sulla famiglia, anzitutto la famiglia “nucleare” (padre, madre e prole) poi dalla famiglia “allargata” o parentado (nonni/e, zii/e, cugini/e).

Nella famiglia pigmea vige la parità dei diritti tra uomo e donna pur nella diversità delle funzioni ed attività. La religione dei Pigmei è incentrata sulla credenza negli spiriti e nella metempsicosi: credono alla trasmigrazione dell’anima del morto dentro il corpo di un elefante.

La sopravvivenza delle comunità pigmee e delle loro tradizioni è messa in pericolo tanto dalla deforestazione quanto dalla difficoltà di integrazione nella società africana moderna.

“Ci tolgono la foresta, come potremo sopravvivere?”

Uno dei principali problemi che i Pigmei devono affrontare è la mancanza di riconoscimento dei loro diritti territoriali da parte degli Stati che, di fatto, possono continuare ad appropriarsi della loro terra, da cui dipendono per sopravvivere.

Nel Camerun sud-orientale, ad esempio, gran parte della terra ancestrale dei “Pigmei” Baka è stata trasformata in parchi nazionali, oppure assegnata a società che organizzano safari di caccia.

“Un tempo, la foresta era per i Baka, ora non lo è più. Ci muovevamo nella foresta secondo i cicli stagionali, ma adesso abbiamo paura”, racconta un membro Baka. “Come possono proibirci di andare nella foresta? Non sappiamo come vivere diversamente”.

Soltanto in questi ultimi decenni, grazie all’intervento di missionari e antropologi, i Pigmei cominciano a godere di nuovo, ma a poco a poco, dei loro diritti umani, pur tra gravi violazioni ancora attuali di tanti loro diritti.

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