La popolazione di Adwa e della zona del Tigray, in Etiopia, ora può finalmente accedere alle visite e alla chirurgia oculistica. Dopo oltre 10 anni di impegno, conclusione positiva per il progetto di AMOA in una delle zone più colpite dalla povertà e fronte di guerra.
“Siamo riusciti ad attivare un ambulatorio che lavora in autonomia, con personale locale. Grazie a un medico oculista, Michael, e a due ophtalmic nurse (infermiere specializzate in oculistica che possono effettuare visite, prescrivere farmaci e occhiali, praticare piccola attività chirurgica). I volontari AMOA torneranno una volta l’anno per monitorare il lavoro e per raggiungere il secondo grande obiettivo, avviare definitivamente il laboratorio di ottica”.
Così Sergio Tabacchi, medico e socio AMOA, racconta il buon esito di un progetto perseguito con tenacia e impegno, nonostante moltissime difficoltà.
“È stata per noi una grande emozione vedere le immagini che ci sono arrivate all’inizio di marzo dall’ospedale delle suore salesiane della missione Kidane Mehret ad Adwa, in Etiopia – spiega Tabacchi -. AMOA, nel tempo, aveva perfettamente attrezzato due ambulatori e una sala operatoria oculistica dotandoli delle strumentazioni più avanzate: un paio di volte all’anno, per periodi della durata di circa 15 giorni, medici, infermieri e ottici italiani si alternavano per visite, interventi chirurgici e prescrizioni di occhiali. Nel 2019 il trasferimento degli ambulatori nel nuovo ospedale, poi la pandemia e la guerra interna hanno bloccato tutto. Siamo riusciti a rientrare in Etiopia solamente nel 2023 e ci siamo trovati a dovere ricominciare tutto da capo. La collaborazione trovata, in particolare da parte del dottor Michael e del direttore sanitario dell’ospedale, dottor Mabel, è stata decisiva. Ora la sinergia continuerà, con un sostegno attivo, organizzativo, di visite e cura da parte di AMOA”.