29 Aprile 2024

Un microscopio operatorio mobile per lo Zimbabwe

Un’immagine che vale mille parole! È quella del nuovo microscopio donato da AMOA e finalmente arrivato, allestito e prontamente utilizzato durante una campagna di chirurgia in una delle province dello Zimbabwe.

AMOA ha così risposto all’accorata richiesta contenuta in una lettera del dott. Mathias Mukona, con il quale intratteniamo consolidati rapporti. “Abbiamo bisogno di un microscopio operatorio mobile per trasportarlo durante i campi oculari all’ospedale della Missione ‘All Souls’, per fare formazione agli altri chirurghi ed aumentare il volume degli interventi. Il problema è che abbiamo 10 province nello Zimbabwe, praticamente senza la possibilità di cura della cataratta, causa grave di cecità e, con l’utilizzo di un microscopio mobile, saremo in condizioni di estendere la chirurgia della cataratta anche a queste povere e remote regioni. È mio desiderio lavorare con AMOA nello svolgimento della chirurgia della cataratta in Zimbabwe mentre continuo a servire con la mia professione l’All Souls Mission Hospital. Lo Zimbabwe ha una popolazione di 15 milioni di persone con oltre il 90% di disoccupazione. La maggior parte delle persone non può permettersi i farmaci dopo averli operati. Essi comportano il rischio di uveite postoperatoria”.

Dunque, in poche settimane, è nato il progetto di donazione da parte di AMOA. L’attrezzatura è stata messa a disposizione del dott. Mathias Mukona e del suo staff per le loro attività di chirurgia, ma gli stessi medici si impegneranno ad operare i poveri più bisognosi, sia della missione di Harare che di Mutoko.

Zimbabwe, un paese che soffre

Le pesanti sofferenze sociali ed economiche degli ultimi 30 anni hanno provocato un deterioramento senza precedenti delle infrastrutture sanitarie pubbliche e la perdita di personale nel settore sanitario, con tassi di posti vacanti fino al 50-70%.

Persiste l’inadeguatezza dello Zimbabwe anche per quel che riguarda il numero dei farmaci, dei vaccini, della strumentazione medica, delle strutture sanitarie e dei luoghi per la formazione delle figure professionali. Anche la sanificazione dell’acqua è un problema nella maggior parte del Paese.

Il sistema sanitario è quasi completamente a pagamento, le tariffe, applicate per tutte le altre prestazioni, fungono da barriera ai servizi sanitari di base per molte delle persone più povere e vulnerabili nello Zimbabwe.

La collaborazione con AMOA

La nascita della collaborazione di AMOA in Zimbabwe risale al 2006, in seguito all’incontro tra i dottori Alessandro Mularoni e Gian Luca Laffi con la dottoressa Marilena Pesaresi, direttrice del “Luisa Guidotti Hospital” di Mutoko.

Questo ospedale è situato all’interno della missione cattolica “All Souls” di Mutoko, a circa 170 chilometri dalla capitale Harare. Fondato nel 1932, prende il nome, dal 1983, dalla dottoressa modenese, che vi prestava servizio negli anni ‘70 e che fu uccisa nel luglio del 1979 per avere assistito coloro che avevano bisogno delle sue cure durante la guerra per l’indipendenza. All’inizio, l’ospedale constava di cinque capanne con pareti e tetto di paglia e pavimento in terra battuta.

Nel 1983 la dottoressa Pesaresi, riminese, già da molti anni in Africa, fu chiamata a Mutoko per risollevare l’ospedale che, dopo gli anni della guerriglia, era stato quasi abbandonato e versava in pessime condizioni.

Dal 2006 al 2010 sono state eseguite regolari missioni annuali per supportare l’attività chirurgica del centro poi, sia per problemi legati alla situazione politica locale sia per una riorganizzazione dell’ospedale, i viaggi si sono ridotti.

Negli ultimi anni l’ospedale “Luisa Guidotti” è diventato un centro provinciale per l’oftalmologia e AMOA ha avviato una collaborazione con un team locale formato da oculisti e TSO diretti dal dott. Mathias Mukona, oculista e medico militare della capitale Harare.

AMOA, infatti, dal 2018 finanzia due “eyecamps” all’anno, della durata di circa una settimana, durante i quali vengono operati decine di pazienti.
Nell’anno 2019 sono stati eseguiti durante gli “eyecamps” 110 interventi e 350 visite, in aggiunta all’ordinaria operatività dell’ambulatorio oculistico.

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