2 Maggio 2024

“Puoi anche tu”, le storie
dei nostri volontari: Carlo
Passeggi – Medico Oculista

Decima puntata di “Puoi anche tu”: la testimonianza diretta, il racconto di soci, amici, volontari protagonisti in questi anni dell’attività dell’Associazione. E’ la volta di Carlo Passeggi, medico oculista.

Da molti anni mi reco come volontario, insieme a mia moglie Speranza, nel dispensario oculistico che l’associazione Medici Volontari Italiani, in collaborazione con le Piccole Serve del Sacro Cuore, ha aperto ad Ambatondrazaka in Madagascar. Qualche anno fa, dopo 15 giorni di lavoro, accogliendo l’invito degli amici di AMOA decidemmo di raggiungere Ihosy, dove si trova il servizio di oculistica dell’associazione, utilizzando la nostra Transalp 650 che avevamo importato dall’Italia utilizzando l’ultimo container di attrezzature mediche.

In moto dalla capitale a Ihosy

Ihosy si trova nel sud del Madagascar, a circa 900 chilometri di distanza da Ambatondrazaka. Dopo un primo tratto piuttosto impegnativo fino a Moramanga (130 chilometri di strada sterrata), proseguiamo fino ad Antananarivo. Qui incontriamo Lino De Marinis, responsabile del progetto AMOA, con cui condividiamo un pezzo di viaggio fino ad Antsirabe. Mentre il gruppo prosegue fino alla destinazione senza soste e viaggiando anche dopo il tramonto (cosa da evitare assolutamente in moto), Speranza ed io “ce la prendiamo un po’ più comoda”: per noi è anche un viaggio di piacere! La strada dalla capitale a Ihosy è molto bella, un susseguirsi di curve e saliscendi in mezzo alle colline e alle risaie del Madagascar, anche se alternati a tratti molto dissestati e con buche che sono vere e proprie voragini.

Raggiungiamo Ihosy dopo tre giorni di viaggio molto piacevoli e senza inconvenienti. Arrivati alla meta, davanti al cancello del dispensario, forse per la stanchezza, forse perché finalmente ci rilassiamo, come dei principianti, cadiamo a terra; nella caduta un piede di Speranza rimane incastrato sotto la moto. Fortunatamente nulla di rotto, ma la caviglia comincia a gonfiarsi. Non c’è ghiaccio né tantomeno una benda elastica: il giorno dopo la caviglia, ancora più gonfia e dolente, le impedisce di reggersi in piedi. Che fare? L’unica alternativa è ricorrere alla medicina tradizionale. Il marito della cuoca con zenzero e miele (strofinati su una pietra “magica”) massaggia la caviglia e… miracolo: anche se, ovviamente, permane il gonfiore, Speranza riesce a camminare senza dolore.

Il coraggio e la gioia di un bambino

Restiamo alcuni giorni a Ihosy. Insieme a Lino e ai suoi collaboratori facciamo visite in ambulatorio e selezioniamo alcuni pazienti da operare. Tra questi ricordo un bimbo di circa 6 anni con una neoformazione sottopalpebrale, grande come una nocciola, asportata senza anestesia e senza un lamento da parte sua ed una donna di circa 30 anni, con cataratta totale bilaterale, accompagnata da quattro figli, di cui tre partoriti quando era già praticamente cieca. Il giorno dopo, il sorriso della signora una volta sbendata mi è sembrato forse più bello del paesaggio e delle curve percorse durante il viaggio in moto.

Nel frattempo Speranza fa l’inventario del materiale (come richiesto da AMOA), cosa molto importante perché permette di evitare di portare materiale non necessario o di dimenticare qualcosa di fondamentale impossibile da reperire in Madagascar. La sera, dopo cena, ci scambiamo opinioni e consigli su come poter migliorare il lavoro futuro.

L’ultimo giorno, dopo le tradizionali foto di rito, mentre il gruppo AMOA prosegue con le visite oculistiche, Speranza ed io torniamo ad Antananarivo e poi in Italia, come sempre portando con noi il ricordo di una bellissima esperienza.

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