3 Maggio 2024

Etiopia, il racconto
di Sergio Tabacchi

Siamo rientrati da oltre un mese dalla missione Kidhane Meret di Adwa (Etiopia) dove ormai
ci rechiamo regolarmente dal 2010 per effettuare visite ed interventi  di chirurgia oculistica

Quest’anno eravamo a ranghi ridottissimi per una serie di motivi, non ultimi i problemi legati alla situazione internazionale (terrorismo, ebola ecc).
Il gruppo era formato dal sottoscritto da Francesca, la mia mitica strumentista di sala operatoria, con cui ormai condividiamo da anni questo tipo di esperienza, da Tommaso,medico infettivologo di Roma, e da Martina, giovane volontaria alla sua prima esperienza in Etiopia.
Mercoledì 25 febbraio siamo arrivati ad Adwa nel pomeriggio dopo un ottimo viaggio: unico problema, e non da poco, il mancato arrivo di una valigia piena di materiali per la sala operatoria.
Per fortuna qualche giorno prima era arrivato il container con altro materiale che avevamo spedito in precedenza che ci ha consentito di iniziare a lavorare in attesa dell’arrivo della valigia che ci è stata consegnata dopo 4 gg.

La nostra giornata tipo

sveglia 6,30 colazione alle 7,30 poi ambulatorio con selezione dei pazienti da operare, sala operatoria fino alle 16,30-17 con piccolissimo intervallo verso le 14,30.
Alle 17 – 17,15 fine della giornata e per me un po’ di footing al campo di calcio, cena alle 19, quattro chiacchiere dopo cena al “bar delle suore” con suore e amici volontari della missione, poi tutti a nanna.
Quest’anno è stata la nostra vita per 10 giorni durante i quali abbiamo visitato 170 persone, effettuato 33 interventi chirurgici, e distribuito occhiali e farmaci.
Venerdì 6 marzo sono arrivati i colleghi oculisti dell’Ospedale di Rho che ci hanno dato il cambio ed hanno continuato il lavoro.
Sensazioni ed emozioni

La città

Adwa in questi ultimi anni è cambiata moltissimo: ricordo 5 anni fa quando arrivammo per la prima volta strade piene di polvere, completamente buie di notte e poche abitazioni degne di tale nome.
Oggi la maggior parte delle strade del centro è asfaltata, la città durante la notte è illuminata, e sono spuntati nuovi condomini, case, hotel.
Grande fermento quindi ad Adwa come del resto in tutta l’Etiopia dove il Pil sta viaggiando al 7-8%.
Rimangono chiaramente le grandi contraddizioni di un paese che forse sta crescendo troppo in fretta, senza probabilmente avere le fondamenta culturali che possano supportare un tale rapido sviluppo.
Tra le grandi contraddizioni spicca ad esempio l’assoluta mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria che sicuramente non è cresciuta di pari passo alla crescita globale del Paese: ad Adwa e dintorni, come giustamente dice Suor Laura, a 6 ore di aereo dall’Italia, i bambini muoiono ancora per dissenteria e le donne muoiono di parto.

In questo contesto sta procedendo ad un ritmo molto sostenuto la costruzione dell’Ospedale, pensato e voluto da Suor Laura e dalla comunità Salesiana.
Dovrebbe essere ultimato nel giro di un anno: è contiguo alla missione ed occupa una superficie coperta di 11000 mq.
Un’opera imponente che diventerà sicuramente un punto di riferimento per tutta l’Etiopia, con ambulatori, sale operatorie, maternità, scuola infermieri.
Solo allora, quasi sicuramente, la popolazione troverà risposta ai gravissimi problemi sanitari da cui oggi è afflitta.
Nell’attesa un gruppo di infermieri e di medici volontari tra cui noi, ortopedici, internisti, dentisti si alterna per cercare di aiutare queste persone a risolvere parzialmente le loro necessità sanitarie.

Anche dopo l’ultimazione del nuovo ospedale saremo sempre più impegnati nel formare ed aggiornare il personale sanitario locale. Soli così, e ne siamo convinti, riusciremo ad aiutare veramente queste persone dando loro gli elementi per raggiungere una consapevole autonomia ed arrivare ad un equo sviluppo del sistema sanitario locale.
Mi scuso del ritardo con cui scrivo queste note, ma purtroppo, come sempre accade, al rientro in Italia saliamo sulla giostra della nostra quotidianità che, girando ad un ritmo vorticoso, a volte ci impedisce di trovare il tempo per fermarci a riflettere ed anche magari per scrivere poche righe come queste.
Quanto ci sembra ormai lontana l’Etiopia dove il tempo corre lentamente senza però per questo impedirci di lavorare con grande intensità.
Ma, come giustamente dice un proverbio africano, noi abbiamo l’orologio, ma loro hanno il tempo. E non è poco…

Sergio Tabacchi

P.S. un grazie di cuore a Sister Betty, a Sister Pauline, a Carmen, ad Addiiisalem e a tutte le persone che ci hanno aiutato in ambulatorio ed in sala operatoria.
Un grazie per l’accoglienza e l’amicizia a tutti gli amici volontari della missione, a tutte le Suore della comunità salesiana, a Sister Laura e a Sister Ruth.

Per leggere il resoconto clicca qui

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